“Un fatto è ormai certo: sta nascendo un mondo unito […] Dobbiamo tuttavia domandarci se questo mondo unito esisterà come mondo vivibile oppure se si trasformerà in un campo di battaglia.
Domandiamoci dunque: l’uomo moderno, l’uomo del ventesimo secolo, è veramente preparato a vivere in un mondo unito? Oppure noi viviamo intellettualmente nel ventesimo secolo, ma emotivamente siamo ancora all’età della pietra? Ecco, noi stiamo preparando un mondo unito, ma la nostra emotività è ferma all’epoca tribale, all’atteggiamento, intendo dire, che caratterizza pressoché tutte le tribù primitive, dove si familiarizza esclusivamente con i componenti della propria tribù, dove uno si sente moralmente obbligato soltanto nei confronti dei membri della propria tribù, ovvero – e questo è il punto essenziale anche se può apparire banale – nei confronti di coloro coi quali si è mangiato il medesimo cibo, si sono cantati i medesimi canti e si parla la medesima lingua. In siffatto tribalismo l’estraneo, lo straniero, è guardato con sospetto e su di lui viene proiettata ogni sorta di male che uno riconosce in se stesso. […] Che poi – parlando sul pian umano universale – la tribù conti cento o mille o cinquecento milioni di individui, non fa la sia pur minima differenza. In ogni caso, l’estraneo, colui che non appartiene alla tribù, non è considerato un vero essere umano. ”
Erich Fromm