“Seduto al bar, su uno sgabello, c'è sempre qualcuno che vuole chiacchierare con lei. Tutti le vogliono bene. Perché Tamina sa ascoltare quello che le racconta la gente.
Ma ascolta veramente? O sta solo a guardare attenta e silenziosa? Non lo so, e non è poi così importante. Quello che conta è che lei non interrompe mai. Sapete com'è, quando due persone chiacchierano. Uno parla e l'altro gli toglie la parola, - proprio come me, io… - poi si mette a parlare di sé, finché il primo non riesce a dire a sua volta: - proprio come me, io… -
Questa frase, - proprio come me, io… - può sembrare un'eco di approvazione, un modo per continuare la riflessione dell'altro, ma è una illusione: in realtà è una rivolta brutale contro una brutale violenza, uno sforzo per liberare dalla schiavitù il proprio orecchio e per occupare con la forza l'orecchio dell'avversario. Giacché tutta la vita dell'uomo fra i suoi simili non è altro che la lotta per impadronirsi dell'orecchio altrui.”
Milan Kundera