
DECONTESTUALE: DEFINIZIONE VERTICALE
Privo di corsi d'acqua, in fondo al molo, Camelot è un mese lunare,
dialetto brillante e idioma scadente, un saio per cuoco che logora pelli.
L'aria conta al catasto sette minuti e non ho di che respirare: nemesi e forza,
maligno criterio, provoca sonni da cui non si vive.
Mi desto da un breve risveglio, per riposare ancora un po', di-vino per tarpare il torpore di quest’epoca, in cui Atlante è sopra. È la conferma e l'imbrunire del musicato, libretto avariato, senza peccato, il cui solo scopo e d'esser tarato.
Digiuno per la fame che ho dei miei languori cronici. Sazia di già il vuoto nello stomaco svilito. Ritorna appetito! Che ci nutre solamente il niente.
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(SOLO)
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Chiudo questo bel cerchio della ricerca: il filo d'Arianna è continuo fino al mio punto, dov'è presunto medesimo metro che conduce al centro.
T'aspettiamo sete per non affogare in acque luride, Déi-ristagni e buchi liquidi: arsura che ci disseta.



