“L’uomo allora percepiva assai poco della materialità che ci circonda ed era piuttosto in contatto diretto con entità divine: basta leggere i libri sacri di tutti i popoli, le mitologie ecc. Queste entità divine gli parlavano, diciamo, attraverso suoni, costituenti la musica cosmica divina, che venivano trasformandosi in parole umane. Vi era così un equilibrio fra suoni interni all’anima umana e suoni esterni a essa. Ma venendo meno – per fattori evolutivi di trasformazione della coscienza – le percezioni esterne, la divinità lentamente divenne non più percepibile e lentamente, al posto suo, rimase un vuoto. Questo vuoto doveva venir colmato da altri suoni che gli venissero incontro obiettivamente dal di fuori: i suoni degli strumenti musicali, la cui creazione era assolutamente indispensabile. Così ora, cantando, l’uomo esprime la propria interiorità, dall’interno verso l’esterno, nel suono. Ascoltando lo strumento può udire, dall’esterno verso l’interno, venirgli incontro il suono che gli è necessario per il suo equilibrio. La creazione degli strumenti musicali è stata perciò un’evidente necessità esistenziale e non il frutto di una ricerca o di una sperimentazione, come si farebbe oggi. "
Claudio Gregorat