“L'ozio è uno stile di vita, un modo di essere, che si comprende fino in fondo solo se si è in grado di leggere l'azione umana – sia essa materiale o spirituale – con parametri culturali diversi da quelli propugnati dalla cultura del lavorismo. […]
Fondare una società sul lavoro, intendendolo esclusivamente come lavoro produttivo, è un abominio. Alla cultura “costituente” del lavoro, dunque, si risponda con l'ozio, la pigrizia e la fantasia. Ai lavoratori avidi e tristi si oppongano i fannulloni gioiosi, disinteressati e sabotatori. […]
Rendersi inutili, ovvero decidere di non-agire, è la forma più profonda e radicale di resistenza al potere dispotico dell'oikonomia, è l'atto rivoluzionario col quale noi uomini liberi, pigri, indolenti e oziosi intendiamo ribadire la nostra avversione al pensiero dominante, e in particolare all'idea che il progresso sia la via dell'emancipazione dalla miseria. Ma nel far ciò non si deve pensare che l'atto di non-agire consista in una sorta di passività, tutt'altro; è un fare rivoluzionario che punta a liberare al contempo l'uomo dal dominio dell'uomo, e la natura dall'entropia distruttiva. Il non-agire spalanca le porte al desiderio di quiete e di libertà.”
Alessandro Pertosa
da: MALEDETTA LA REPUBBLICA FONDATA SUL LAVORO