In quella prima estate ho trascorso un'incredibile quantità di tempo con i miei dieci piccoli e ho imparato da loro un'enormità di cose. Che scienza felice quella che ci costringe a compiere una parte essenziale delle ricerche gironzolando liberamente sulle sponde del Danubio, nudi, in compagnia di un branco di oche selvatiche! Io sono una persona molto pigra, e la mia pigrizia mi rende assai migliore come osservatore che non come sperimentatore. Se qualche volta lavoro veramente, lo faccio solo sotto la pressione del più rigoroso imperativo categorico kantiano, ma ciò è del tutto contrario alle mie tendenze naturali. L'aspetto più straordinario di questa attività, che consiste semplicemente nel vivere assieme agli animali selvatici e nell'osservarli, è il fatto che gli animali stessi sono così meravigliosamente pigri: all'animale è assolutamente estranea la folle smania di lavoro dell'uomo moderno, cui manca perfino il tempo di farsi una vera cultura. Anche le api e le formiche, queste personificazioni della solerzia, trascrorrono la maggior parte della giornata immerse in un dolce far niente, solo che quelle ipocrite non si fanno vedere quando se ne stanno tranquillamente a casa, ma solo quando sono al lavoro. E agli animali non si più far premura: se si vogliono studiare le oche selvatiche bisogna vivere con loro, e, se si vuole vivere con loro, bisogna adttarsi al loro ritmo; e se madre natura non vi ha dotato di una benedetta pigrizia, non ci riuscirete assolutamente. Una persona costituzionamente laboriosa e attiva perderebbe la ragione se fosse costretta a trascorrere un'estate in qualità di oca fra le oche come ho fatto io (con qualche interruzione). Almeno metà della giornata le oche la trascorrono intente tranquille a digerire, e dell'altra metà ne hanno bisogno, a dir poco, i tre quarti per pascolare; e le attività che val la pena di osssrvare, cui le oche si dedicano quando non digerisco e non pascolano, coprono complessivamente al massimo un ottavo del periodo di veglia. Le oche selvatiche sarebbero proprio degli animali mortalmente noiosi, se in quell'ottava parte della giornata non facessero cose tanto interessanti.
Quando siete in giro sulle rive del Danubio con un branco di oche selvatiche, potete poltrire senza il minimo rimorso, perchè siete costretti a starvene adraiati al sole per sette ottavi della giornata, con la macchina fotografica a portata di mano carica e pronta allo scatto, ma non siete afatto tenuti a sorvegliare gli uccelli: il vostro orecchio esperto comprende subito, dal verso che fanno, se essi smettono di pascolare o di dormire per dedicarsi a cose più interessanti.
K. Lorenz