ANIMA ANECOICA
Mi fa pena il tuo perdono: punisci tuo padre!
Tinte tengono un po' vive le madri fisiche.
Anche se si pensa che sia una questione di tempo, io voglio dare i miei nomi a ciò che c'è in me.
Cambi perpetui, d'inerzia postumi, le tentatrici distanze si calmano se brilli come vaso di seta su te e spegni tutto il buio che provoca-no.
"Insensibile a contraddizioni", tu chiamala “fede”, scrivi laide parti controverse e versi contro me.
Tutto è smisuratamente micro, esterno compenetra.
Prima di tutto e dopo del niente che c'è?
Salto di lato e vedo che c'è già un minuto breve ed ettari fulminei.
Io non so neanche il mio inizio dov'è.
Sposto e dal confine mi vedo più in là.
Furia del mio orgoglio, è il coro di una singola voce.
Strappo e sbriglio concretezza dove è solito il vuoto.
Com'è che non ci son più santi, puttane e messia?
Ho nostalgia del mio mondo, del dono e diluviò.
Saggio ed etereo, con soavità, fai divertire la bellezza strana com'è.
Digli: “benvenuto disastro”, perché è dopo che si innalza col resto di te.